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Gli individui sono sempre più soli e sempre più incapaci di far fronte alle incombenze della vita; le mete, quasi obbligate e imposte dalla società, sembrano sempre più distanti, gli ideali, spesso amorfi e ridenti come maschere di carnevale, sempre più deviati rispetto a un ordine valoriale giusto ed equo. Bisogna allora ripartire proprio dall'educazione, dalla rieducazione del pensiero, del pensiero critico e riflessivo, dall'analisi dei valori e delle proposte axiologiche vecchie e moderne, dall'avviamento di pratiche narrative e riflessive di educazione interiore. In questo compito deve, anche, sostanziarsi l'agire educativo in carcere, ponendo come fine e obiettivo quello della rieducazione, principio pedagogico che scaturisce dall'ideale generativo che vede l'essere umano, sempre e comunque, impegnato in un'opera continua ed evolutiva di autotrasformazione e di auto-trascendimento.