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«Non si germoglia nell'ombra accogliente di uno studio», diceva Fontenelle. E così Catherine Bourzat e Laurence Mouton sono partite, spigolatrici di campioni, propositi e immagini, a scrutare le sorti della pianta del tè nei giardini d' Asia. Obiettivo del viaggio: districare, risalendo alle sorgenti, la matassa delle leggende e delle verità intrecciate intorno al tè, il cui commercio è diventato planetario a partire dal XIX secolo. Pur facendo parte della vita quotidiana di decine di milioni di persone nel mondo, essendo la seconda bevanda più consumata dopo l'acqua, il tè rimane comunque un prodotto mitico. Nonostante i tentativi di definire i principi che ne regolano l'agronomia e la lavorazione in modo da farne una coltivazione da piantagione, estesa, su ampia scala, nelle nuove terre fertili d'Asia, ma anche in Africa, in America Latina, in Australia, non si è giunti a nulla: non c'è definizione che possa chiarire le sorprese che la capricciosa pianta del tè riserva ai coltivatori, le diverse fasi della sua lavorazione, l'alchimia che ne compone i sapori. Questa è la conclusione di una ricerca condotta per migliaia di chilometri, dall'Oceano Indiano al mare di Cina, dai piedi dell'Himalaya alle vette del Fujiyama, dalle aziende a conduzione familiare a quelle high tech. Il tè resiste inesorabilmente al tentativo di definizione. Ma i quaderni delle due esploratrici traboccano di aneddoti di coltivatori, di battute da bar, di erbari da mercato, di ricette insolite, di argomenti da appassionati. Senza contare le trappole e lo stupore, i vicoli ciechi e le riprese, che sono parte del grande viaggio e che abbelliscono il loro giornale di bordo. È nato così "Viaggi alle sorgenti del tè", resoconto di un'avventura durata tre anni, che è una straordinaria testimonianza sul tè e sul mondo in cui ha avuto origine.