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Perché scrivo e, soprattutto, per chi scrivo, per me stesso o per gli altri? Non scrivo né per me né per gli altri. Scrivo innanzitutto per capire. Anche se il processo della scrittura è un atto pienamente individuale, quello del comprendere, è lungo e avviene tramite il confronto col pubblico. In questo viaggio verso la conoscenza della società umana, l'autore ha un leggere vantaggio rispetto al lettore, vantaggio che si vanifica nel momento in cui il lettore ha finito di leggere la sua opera. Se quello che ho scritto mi aiuterà ad iniziare la prossima opera da un gradino più in alto sulla scala della conoscenza dell'anima umana, questo vuol dire che ho scritto un po' anche per me stesso. E se poi qualcuno mi dirà, dopo aver letto il mio libro, che qualcosa è cambiato in lui, fosse anche il modo in cui fa la fila al supermercato, vuol dire che ho scritto un po' anche per voi. E lo scopo di tutto questo viaggio verso le profondità dell'uomo? Scrivo per denunciare l'uomo, per aprire un processo contro di lui presso il tribunale dei cieli, perché come hanno detto pure altri prima di me, i libri migliori sono quelli che mostrano al mondo la sua spudoratezza.