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La panchina di una stazione, un largo anticipo, lo sguardo su un paesaggio avvilente fatto di cavi dell'alta tensione, campi incolti, case disordinate e corvi, sono l'inizio di un percorso di riflessione tra presente e passato. In questo scenario la mente ritorna alla "stanza con la stufa" rifugio-prigione, luogo mistico di intense letture e meditazione, luogo di ricordi e di affetti. Le parole si snodano tra luci ed ombre, chiaroscuri e violenti strappi fino al punto in cui il discorso si adira e diventa invettiva contro il perbenismo e la mediocrità, contro l'ignoranza e la volgarità. Il testamento di un autore che non ha paura di dire le cose come stanno.