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Questo libro esplora i processi che nel primo trentennio del Novecento, in Italia, hanno portato alla costruzione discorsiva e simbolica dell'assistenza infermieristica come professione "tipicamente femminile". La storia dell'"infermiera moderna", una figura ideale che in quegli anni pervade i discorsi di attori sociali differenti quali il movimento femminile, i medici ospedalieri, e gli artefici della medicina sociale, consente di gettare uno sguardo sulle nuove idee e pratiche di gestione della salute pubblica e del "patrimonio biologico" della nazione che si fanno strada al termine della Grande Guerra. L'analisi del processo di ascesa di questa figura permette di analizzare da un'angolatura inusuale il modo in cui si incrociano e si sostengono vicendevolmente tecniche di controllo dei corpi, dispositivi biopolitici e "tecnologie del genere".