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Una raccolta di "interviste immaginarie" e di "racconti brevi". Lo scopo è quello di raccontare un pezzo di storia popolare - tra gli anni sessanta e ottanta del secolo scorso - di un paese dell'istmo calabrese, attraverso gli occhi di un fanciullo prima, e di un adolescente poi. La lingua è volutamente adattata alla "parlata popolare", propria di un mondo che non c'è più e, perciò, disattende alcune regole sintattiche e grammaticali. Questi racconti - alcuni verosimili, altri inventati, ma comunque plausibili - sono ricordi tirati fuori dal cassetto della memoria. In massima parte si tratta di testimonianze vere, di esperienze direttamente vissute, magari un tantino affabulate. I personaggi vivono in un mondo ammantato da una apparente normalità e, a tratti, possono apparire stravaganti o stralunati. In realtà, sono caratterizzati tutti dallo stesso comune denominatore: la pazzia.