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Con questa raccolta di prose al vetriolo, accresciuta di nuovi pezzi, una delle nostre più importanti e note poetesse passa in rassegna le forme d'abuso di una lingua che aspira ancora a essere nazionale. E non si tratta di cogliere gli errori di parlanti parzialmente alfabetizzati e irretiti dagli stereotipi dei programmi televisivi, ma di punzecchiare quei vezzi lessicali e sintattici con cui giornalisti e scrittori occultano una sempre più approssimativa competenza linguistica. Un volumetto, a più di un secolo e mezzo dall'Unità d'Italia, per ricordare che una nazione si fa innanzitutto con la sua lingua e la sua cultura. In chiusura la predica L'asilo infantile del vecchio Occidente.