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Il poemetto di Gaia Gubbini, impreziosito da alcuni testi medievali tradotti e rielaborati, attualizza la passione tra Abelardo ed Eloisa, adolescente posta sotto la sua tutela "magistrale". Dopo la versione medievale, seguita dalla Novella Eloisa settecentesca di Jean-Jacques Rousseau, uno degli amori più famosi dell'antichità viene riraccontato in forma novissima, ambientato nella Roma dei nostri giorni e con il punto di vista della donna, anima e corpo. La storia dei due amanti filtra come eco di una vita lontana attraverso la voce, tutta femminile, di una Eloisa dei nostri tempi. L'effetto è quello di un déjà vu in cui prendono corpo i fantasmi di un luogo e di un'età, la Parigi del XII secolo, dove Eloisa novissima non è mai stata, ma il ricordo dei quali, come per l'autrice, è fin troppo vivo. Per gli imprudenti e gli impudenti che non temono il finale tragico.