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L'epistolario di Beatrice Caetani, rara testimonianza di scrittura femminile nel secondo Cinquecento, ci illustra uno spaccato di vita quotidiana in un ambiente di altissimo lignaggio. Le lettere della nobildonna, indirizzate al segretario di casa, ai suoi familiari e al cardinal Niccolò Caetani, riflettono scorci della società dell'epoca: descrivono la sua infanzia, la vivace istruzione nel castello di Sermoneta per mezzo di precettori, il matrimonio combinato dalle famiglie, i balli di corte e i sonetti a lei dedicati. Figura oggi poco nota, ma stimata da chi la circondava - primo fra tutti il segretario di casa Giovan Francesco Peranda - Beatrice divenne nell'età matura una donna apprezzata dai contemporanei anche per l'impegno profuso nell'amministrazione delle tenute di Sermoneta e Acquasparta tanto che il nipote di lei, Federico Cesi detto il Linceo, la definì eroina con «virtù più che virili».