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L'evoluzione, termine qui messo in discussione, ci ha educati a contare teste, arti, code, orecchie e ossa. Siamo abili nel riconoscere ciò che è scientificamente corretto e ciò che non lo è. Ciò che è in equilibrio, finora, con l'ambiente circostante e ciò che è capace di ribaltarlo o di esserne sopraffatto. La linearità dell'esistenza diventa ed è un'utopia alla quale gran parte dell'arte contemporanea ci sta divezzando. Questi esseri vivono nell'innerspace, legati tangibilmente alla realtà che portano dentro di loro. Non sono i guardiani della spiritualità, come i gargouille di Notre-Dame, ma rappresentano la potenzialità distopica nell'oggi per il domani.