Tab Article
Dalla manica dell'abito indossato da una delle donne più famose del mondo affiora un ritratto. Risalendo dal fondale di stoffa cupa come abisso d'oceano, quel volto lentamente delinea la propria fisionomia, rivelando l'effigie di un filosofo greco tuttora caposaldo della cultura universale. È infatti il viso di Platone, nell'aspetto tramandato da celebri marmi antichi. Perché Leonardo da Vinci ha voluto criptare all'interno della sua Monna Lisa proprio quel filosofo? Cosa desiderava comunicare in segreto il genio toscano a una cerchia senza dubbio ristretta di umanisti? In quale misura la filosofia platonica, nel proprio naturale itinerario verso l'approdo neoplatonico, pur adottata da taluni raffinati cenacoli delle alte gerarchie cattoliche, avrebbe tuttavia potuto influire in modo irreversibile sul diritto alla completa libertà di pensiero, e dunque sulla totale emancipazione delle idee individuali da qualsivoglia vincolo imposto, se quell'artista immenso preferì occultare l'immagine di Platone in un ritratto femminile nelle cui sembianze, peraltro, l'autore volle imprimere le proprie, traslate dal maschile al femminile e dalla vecchiaia alla gioventù?