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Roberto Pari e Sergio Tani sono andati in pescheria ad acquistare i loro personaggi, li hanno maneggiati, si sono sporcati le mani. Intanto avevano ricreato i set di alcuni capolavori della cinematografia mondiale. Questa loro operazione può rimandare a migliaia di altri mondi fatti di cose da nulla, di tutte quelle cose che sembrano non contare niente, piccoli oggetti insignificanti, erbe selvatiche, scatole vuote, insetti o larve, che il nostro vivere, attento solo alle necessarie banalità, non ci permette di vedere. Se volessimo, cioè, partire dal cinema, dai capisaldi della sua storia, scelti dai Paritani, sarebbe altrettanto interessante l'operazione di ridimensionamento d'ogni "mostro sacro" al livello del nostro vivere quotidiano, del nostro nuotare in un mare dai bassi fondali, del nostro venire pescati e venduti sui banchi del mercato. Il portare sullo stesso piano il sacro e il profano è sempre stata prerogativa indiscussa di una certa espressione artistica di matrice popolare. Questa operazione passa attraverso la capacità dell'artista di vedere attraverso lo sguardo dell'ironia, quando non addirittura di rendere comica la materia da lui trattata...