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Questa antologia isola quattro temi del "De rerum natura" di Lucrezio - la natura, l'angoscia, l'amore, la malattia - e si giustifica, rispetto alle numerose edizioni complete di questo immortale poema, per l'eccellenza e l'arditezza della traduzione, dovuta a uno dei principali poeti italiani, Milo De Angelis. Nella sua breve presentazione De Angelis scrive: «Nell'età di Cesare e Cicerone, mentre imperversa la guerra civile, un poeta solitario, totalmente estraneo alle competizioni politiche e letterarie del suo tempo, inizia a scrivere da un'epoca remota, innestando la sua voce in quella dei presocratici, resuscitando le antiche cosmogonie. Non sappiamo dove è nato né dove è vissuto, non sappiamo nulla di lui, se non che si chiamava Tito Caro Lucrezio, che visse nel I secolo avanti Cristo, che fu stimato da qualche contemporaneo e considerato folle da altri. Ciò che dà forza ai suoi versi è proprio questa solitudine. Anima fuori tempo e fuori luogo, Lucrezio sembra invaso dalla tradizione, impegnato in un dialogo supremo con le figure del passato, con Esiodo e Senofane, con Empedocle ed Epicuro, con l'energia arcaica che dai millenni giunge intatta fino a noi».