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«Ho scelto Dante come tema di questo discorso non per accentrare su di lui l'attenzione in quanto autore classico o per metterlo a una sorta di table d'hôte insieme a Shakespeare e Tolstoj, ma perché Dante è il massimo e indiscusso padrone della materia poetica convertibile e in via di conversione, il più antico e insieme il più energico direttore d'orchestra chimico, che si rivela soltanto nei flussi e nelle ondate, nelle piene e nei bordeggi della composizione poetica. I canti di Dante sono partiture scritte per una speciale orchestra chimica, nelle quali l'orecchio estraneo avverte particolarmente le metafore, equivalenti a parti d'insieme, e gli assoli, cioè le arie e gli arioso, equivalenti a confessioni, autoflagellazioni, autobiografie, talvolta così brevi, lapidarie, epigrafiche, da trovar posto sul palmo della mano, talaltra ampie come l'attestato di lode di una università medioevale, talaltra ancora sviluppate, articolate e fino alla pienezza drammatica di un'opera lirica, come nel celebre pezzo di Paolo e Francesca».