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"Un coraggio da autodidatta volontario ha obbligato Debussy a ripensare tutti gli aspetti della creazione musicale: così facendo provoca una rivoluzione profonda, se non sempre spettacolare: i due ritratti di Monsieur Croche ne fanno testimonianza: in nero: «Vi si saluta con sontuosi epiteti, e siete soltanto dei furbi! Qualcosa che sta fra la scimmia e il cameriere»; in bianco: «Bisogna cercare la disciplina nella libertà e non nelle formule di una filosofia caduca e buona soltanto per i deboli». Colpa clamorosa agli occhi dei costruttori: nulla venne promulgato. Eppure ecco la chimera più fascinosa. Debussy rimane uno dei musicisti più isolati che siano mai esistiti: se la sua epoca lo forzò a trovare talora soluzioni sfuggenti, feline, con la sua esperienza incomunicabile e la sua riservatezza sontuosa, è l'unico musicista francese a essere universale, per lo meno nei secoli XIX e XX. Conserva un potere di seduzione misterioso, avvincente; la sua situazione, all'inizio del movimento contemporaneo, è di punta, ma solitaria. Mosso da «quel desiderio di andare sempre più lontano che gli fungeva da pane e da vino», ha negato in anticipo ogni tentativo di riferirsi all'ordine antico. Non possiamo dimenticare che il tempo di Debussy è anche quello di Cézanne e di Mallarmé: congiunzione triplice alla radice, forse, di ogni modernità, anche se non è possibile trovarvi un insegnamento discorsivo, ma non v'è dubbio che Debussy ha voluto far capire che occorreva non solo costruire, ma sognare la propria rivoluzione." (Dallo scritto di Pierre Boulez)