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Riprendendo e sollecitando una frase indecidibile e forse senza appartenenza posta a sigillare, commemorativamente, una delle precedenti opere di Derrida, "il y a là cendre" (là, vi è cenere; vi è la cenere: nella "Dissémination"), questo "polylogue" dipana, intreccia, annoda e disperde - attraverso un intersecarsi di voci maschili e femminili, anche responsive o rivolte alla voce dell'autore - il motivo della cenere in quanto resto sia di ciò che "fu" (feu) sia di ciò che è stato "dato al fuoco" (feu): così già nel titolo, anch'esso indecidibile e intraducibile, "Feu la cendre". Resto che non serba traccia né di sé né di niente, emblema della "traccia" in quanto cancellazione progressiva del percorso, la cenere, nel polylogue, è anche ciò che si consuma e si disperde di un grande rogo (di un olocausto), fatto di parole e di nomi (nomi comuni e nomi propri), di lettere rubate e di cartoline ("cartes postales"), di firme e di dediche: polvere del fuoco, ma per ciò stesso "polvere innamorata".