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"Dell'autunno della monarchia absburgica Ferdinand von Saar (1833-1906) fu lucidissimo testimone e cronista. La sua riflessione esistenziale si articola intorno a una tipologia del rimpianto - affrontata con dolorosa rassegnazione largamente influenzata dalla lettura di Schopenhauer - per tutto ciò che il trascorrere del tempo cancella e condanna all'oblio, rivelando le ipocrisie del presente. "Girotondo d'autunno" (1897), titolo ispirato da un dipinto omonimo del pittore simbolista praghese Gabriel von Max, raccoglie tre novelle rappresentative della raffinata scrittura ritrattistica che gli fu peculiare. La provincia morava, dove lo scrittore soggiornò a più riprese per dedicarsi in un isolamento pressoché patologico all'attività letteraria, e una Vienna crepuscolare sono lo scenario in cui si muovono personaggi in preda a inquietudini e turbamenti di fronte a una realtà sentita come estranea ed estraniarne. Saar sembrerebbe così annunciare la grande letteratura della "Finis Austriae", nonostante il divario generazionale di circa trent'anni che lo separava da esperienze biografiche e letterarie sostanzialmente diverse, cui egli si sentiva alieno, pur consapevole di averle annunciate." (Giovanni Tateo)