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"...credo che quest'opera di Michele Giorgio sia importante perché ri-descrive liricamente il mondo del cafone quasi in contrapposizione alla civiltà dei nostri anni. Un poemetto che - non dicendolo - è una critica fondata alle illusioni, le ubbie, lo 'sregolamento dei sensi' (droga, violenza, sopraffazione, narcisismo) che ci circonda...". (dalla Prefazione di Daniele Giancane).