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Secondo la tradizione agiografica san Corrado poco prima della sua morte si ritirò in preghiera nella grotta di Santa Maria in territorio di Modugno, antro naturale legato al culto delle acque che con la sua sepoltura avvenuta presumibilmente tra 1126 e 1130 divenne santuario venerato e frequentato grazie alla prossimità della via Traiana. Da qui parte la ricerca dell'autore, che attraverso la minuziosa analisi degli scarni documenti e dei resti architettonici dissimulati da secoli di stratificazioni ricostruisce da un lato le vicende del monastero modugnese associato al culto di san Corrado, dall'altro la particolare iconografia della decorazione pittorica realizzata tra XIII e primo XIV secolo, confrontandosi talora con labili resti, rilevando esiti formali e iconografici largamente permeati dalla diffusione della cultura angioina e proponendo la suggestiva associazione tra alcune delle scene dipinte presenti nella grotta e tematiche funerarie tipiche dell'area balcanica, con la quale la Puglia intensificò i rapporti proprio nel pieno medioevo.