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L'Inferno può essere letto e proposto a scuola in modi differenti, ci si può attenere ai commentatori inseguendo quello spirito filologico che contraddistingue, spesso e purtroppo, l'insegnamento dell'italiano nella scuola. Si può però anche procedere diversamente, cercando di leggerlo come si legge un qualsiasi libro, rimanendo magari un po' sprovveduti di fronte ai mille riferimenti di Dante verso personaggi del proprio tempo, per procedere comunque con una certa disinvoltura e provare a trovare in tutti quei versi un senso ancora vero, vicino a noi, oggi. Forse non è il modo più convenzionale, ma è quello che ho seguito. Ho immaginato, con i miei studenti, di raccontare questa storia a modo nostro, come un'avventura dentro di noi e insieme come un viaggio straordinario; ho proposto l'Inferno come un "materiale narrativo" da prendere tra tutte le nostre mani, come un gomitolo che si srotola per narrare a modo suo, e ci siamo intrecciati anche noi, passandoci per così dire il filo di mano in mano. E in questo modo abbiamo proposto il "nostro" Inferno, che non ha nessuna nota, nessuna parafrasi, perché appunto è il testo di Dante che volevamo proporre.