Tab Article
L'intima connessione tra gli esercizi di traduzione svolti da Giacomo Leopardi in maniera intensiva fino al 1817 e il suo esordio lirico del 1818 è un dato (ben chiaro allo stesso autore) ampiamente indagato dalla critica, che non ha mancato di individuare nelle prove giovanili preludi e anticipazioni della poesia dei Canti. Questo studio propone un'analisi puntuale delle versioni leopardiane nell'intento di definirne le peculiarità linguistiche, stilistico-retoriche e metriche tramite un serrato confronto con il testo originale latino o greco. L'analisi è sostenuta da un'indagine filologica volta a individuare le fonti librarie utilizzate e a mostrare come esse abbiano influenzato le traduzioni anche nei loro elementi paratestuali di didascalie, note, commenti e versioni a fronte. L'obiettivo è stato quello di offrire una lettura complessiva di questi testi composti «innanzi al comporre» (lettera a Pietro Giordani del 29 dicembre 1817), e dunque, per quanto riconducibili alla logica del tirocinio o della "preparazione", leggibili anche come creazioni poetiche indipendenti (benché non sempre consapevoli sul piano artistico): sicuramente, come prova di una straordinaria vocazione.