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L'indagine, di carattere esegetico, è dedicata all'evoluzione del crimen ambitus nell'età imperiale di Roma antica (I-VI secolo d.C.), epoca nella quale tale reato politico ha perduto in larga misura la sua essenziale connotazione repubblicana, riconoscibile nell'uso, in occasione delle votazioni popolari dei magistrati cittadini, di mezzi di propaganda elettorale contra legem. L'adattamento di tale figura di reato al nuovo sistema di governo ha determinato in particolare una sua estensione alle nomine dei burocrati appartenenti all'amministrazione imperiale, con lo scopo di punire quei casi in cui l'insediamento in un ufficio fosse l'esito di pratiche corruttive (suffragia) volte ad aggirare le regole previste per gli avanzamenti di carriera, le quali privilegiavano il merito, l'anzianità di servizio e l'osservanza di tempi stabiliti per la progressione.