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Potrebbe essere solo una delle tante storie disperate durante le "Quattro giornate" di Napoli. Potrebbe essere un racconto di infanzia rubata, di ricerca di identità, di violenza. Potrebbe essere la cronaca di un percorso di accettazione di sé, quello che conoscono bene i femminelli napoletani. Ma in realtà vuole essere un viaggio nei sentimenti, nelle emozioni di chi vive come 'na matassa 'mbrugliata in un corpo che non sente suo. Quando non resta altro che alluccare, cioè urlare. In nome della libertà. In difesa della diversità. Per i bambini felici che non sono stati. Per i figli amati che non sono stati. Per i figli che non avranno. Mai. Prefazione di Giuseppina Torregrossa.