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«Con "Giuramento sul fiume", Antonella Concetti ci fa capire essenzialmente che il mondo illude e delude, che insomma non può esserci una vita conforme ai sogni umani. Ma per farci riflettere su questo punto l'autrice non mette in letteratura una concezione filosofica né ci consegna una storia pedagogica. Opportunamente, direi. Perché il romanzo è l'ambito nel quale il giudizio morale è sospeso per principio, talché ogni personaggio ha diritto alla propria verità. E i conti tornano. Perché è così pure in "Giuramento sul fiume", il cui pregio specifico sta nella rappresentazione volutamente ingenua e tuttavia coinvolgente di ciò che resta inevaso, confinato negli anfratti del mondo: le speranze irrealizzate, i sogni vaghi, le inquietudini dolorose, i sentimenti germinali. Più che le strade maestre, a questa scrittrice sono insomma congeniali le vie laterali, quelle che si percorrono in solitudine. Cioè nella condizione migliore per avvedersi di quanto c'è di trascurato in questo mondo; e per capire che proprio quello che rimane confinato nella dimenticanza, nel silenzio, è ciò che abbiamo di più prezioso». (Dalla Postilla di Luigi Fenizi)