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Gli Etruschi ebbero fama nell'antichità di popolo di origini antichissime, abile nella navigazione e dedito alle arti. Fa parte dello stereotipo 'etnico' degli Etruschi, però, anche la particolare attenzione che, secondo gli scrittori romani, questi dedicavano alle pratiche religiose, di cui la divinazione faceva parte integrante. Fra tutte le arti divinatorie praticate, l'extispicio, cioè la consultazione delle interiora degli animali sacrificati, e in particolare del fegato degli ovini, è senza dubbio quella in cui gli Etruschi raggiunsero la maggiore specializzazione, al pari degli Assiri, dei Babilonesi e di altre popolazioni dell'Asia anteriore, fra cui vanno ricordati soprattutto gli Ittiti. È opinione diffusa, non a caso, che questa tecnica divinatoria sia stata trapiantata in Italia proprio dagli Etruschi, che l'avrebbero importata dal Vicino Oriente. Gli autori di questo studio, fondendo le rispettive competenze disciplinari, quella rispettivamente dell'archeologo specializzato nello studio della civiltà etrusca e quella del veterinario specializzato nelle patologie della specie ovina, hanno indagato il processo genetico della pratica divinatoria da un punto di vista originale, formulando ipotesi di lavoro che chiamano in causa scenari complessi che affondano nella protostoria.