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Margherita Calì, una raccolta di poesie come un mazzo di rose dagli steli indeformabili. Sgombra ed evoluta, vola dove voglia comanda senza sfiorare l'ordinaria volgarità tanto cara ai poeti ansimanti. In questa raccolta accesa, dove l'arbitrio di sollevare la gonna con smania furibonda, è necessità, nessuno sconto ai pettegoli. Senza contrizione bigotta, diviene canto, nell'estasi del corpo assolto in primis da se stessa. Perché libera ha pensato d'amore, ha detto d'amore, ha fatto l'amore nella stanza della regia sovrana: la mente. Margherita Calì è il desiderio che sogna se stesso e si permette. Respirando sulle parole, come fossero federe amiche, si denuda senza tener conto degli appendiabiti, dell'armadio e di chi sbircia sotto le lenzuola. Si scrive non per essere letti, ma guardati. Chi scrive ha bisogno di un pubblico di voyeur. E tutto si compie nel transfert fra autrice e lettore, che spia, origlia, ruba.
