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"La Bellezza della volgar poesia", pubblicata originariamente nel 1700 dal Custode dell'Arcadia, Giovan Mario Crescimbeni, è tra i documenti che meglio illustrano la poetica riformatrice promossa dall'accademia. Fondato sull'affermazione del primato della «volgar poesia» rispetto a quella classica, sul rilancio del platonismo rinascimentale e sulla condanna più formale che sostanziale della poesia barocca, questo trattato in forma di dialogo è una fonte straordinariamente preziosa per sondare la cultura e l'estetica letteraria della prima Arcadia. In questa sede ne viene proposta l'edizione commentata, a partire dall'esame di un esemplare della princeps conservato presso la Biblioteca Vaticana, contenente numerose postille - tutte inedite - non soltanto dell'autore, come precedentemente creduto, ma anche di Anton Maria Salvini. Nel 1712, quando in Arcadia si era da poco consumata la scissione con Gian Vincenzo Gravina e i suoi allievi, Crescimbeni decise di ristampare la Bellezza, aggiungendo un dialogo sul gusto della poesia contemporanea, e integrando le postille di Salvini. La presente edizione, oltre a pubblicare per la prima volta queste postille, e a indagare il percorso evolutivo della scrittura crescimbeniana tra la prima e la seconda impressione del trattato, offre nuovi, importanti elementi per comprendere a fondo le dinamiche poetiche e politico-culturali di una stagione significativa della cultura italiana.