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Nel libro, a partire da una puntuale analisi storica e sociale del contesto, si approfondiscono il microcosmo di una famiglia indigena, i vincoli di parentela, la quotidianità, le transizioni e la vivace adesione all'universo tradizionale. Il villaggio è quello di Misión Nueva Pompeya, una antica missione francescana del Chaco argentino, dove oggi convivono comunità indigene, creoli, missionari di diverse filiazioni, chaquenos e gringos (bianchi). Un universo complesso e sfaccettato osservato attraverso gli occhi di Teodora che qui giunge negli anni Settanta, quando era appena arrivata Guillermina Hagen Montes, militante rivoluzionaria del Movimiento de Sacerdotes del Tercer Mundo. Il libro ripercorre la storia di vita di Teodora Polo, una donna indigena wichí che durante la sua esistenza, sempre e fin da bambina, ha vissuto a contatto con l'universo creolo intessendo complesse mediazioni. Teodora ha plasmato (i-potsin) la sua vita con mani di artigiana. Per questo prima ancora di essere tecnicamente buone mani, le sue sono umanamente mani buone. Consapevolezza dell'etica del lavoro come donna e della capacità di possedere tecniche appropriate sono ciò che fanno di Teodora una donna wichí.