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I primi anni Ottanta hanno visto la comparsa sulla scena culturale francese di una nuova letteratura, ad opera dei figli degli immigrati maghrebini nati in Francia, i cosiddetti beurs. Per la sua entità e risonanza, questa letteratura di seconda generazione costituisce un fenomeno unico nel panorama francese e non trova corrispondenti in nessun'altra "G2". Attraverso le loro opere, i figli dell'immigrazione mettono a nudo un mondo in trasformazione e invitano a riflettere su questioni oggi cruciali in molti paesi europei: l'appartenenza, l'identità nazionale, l'ibridazione culturale e letteraria, la riformulazione costante dei rapporti di forza, reali e simbolici, tra Centro e Periferia. Nonostante molti l'avessero dichiarata morta già all'inizio degli anni Novanta, la letteratura in questione è ancora oggi in continuo fermento e la mole di testi prodotti (circa quattrocento) rende ormai difficile farla passare sotto silenzio. Criticati al loro esordio, nel corso degli anni gli autori beurs sono diventati un modello a cui ispirarsi, come dimostrano le opere di diversi scrittori che hanno adottato le rivendicazioni, lo stile, il linguaggio - e in alcuni casi addirittura l'identità - beur. Ne risulta una sorta di nebulosa che, a partire dal nucleo centrale dell'immigrazione maghrebina, riverbera esperienze di scrittura ricche e diverse...