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La poesia è utopia. Non un'utopia dell'altrove o del futuro più o meno prossimo, ma del qui e ora: la poesia è sempre "costante apertura" di mondi altri e alterità; essa riordina simbolicamente il mondo e ci protende verso il non-ancora, poiché sempre "qualcosa manca". Quale gesto più utopico di seppellire in lager parole e poesie nella terra, nella speranza che mettano radici e vengano alla luce? Sono parole sepolte, risorte come poesia: bisogna avere una grande fiducia nella parola e nel suo valore di verità e di testimonianza per seppellirle. La poesia partecipa del processo storico di antropogenesi e di umanizzazione dell'umano: il suo compito è, da una parte in negativo - di preservare un resto di umanità (anche laddove regnano l'inumano e il disumano) e, dall'altra - in positivo - di educare all'umano.