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"Il fenomeno del reimpiego a Trevi", di Simone Cerquiglini, quinto volume dei "Quaderni di Storia del Comune di Trevi", ha il grande merito di individuare un corpus, ragionevolmente esaustivo, dei materiali - dall'antichità all'età moderna - reimpiegati nel perimetro del territorio trevano. Questa tipologia di materiali, detti anche spolia, caratterizza gli interni e gli esterni della maggior parte dei plessi ecclesiali del comune di Trevi: in alcuni casi sono stati utilizzati come materiale edilizio diventando parte integrante delle murature, altre volte hanno acquisito un nuovo ruolo funzionale come elementi di arredo o decorativi. La quasi totalità degli spolia risulta oggi inamovibile, cioè non può, materialmente, essere rimossa dalla attuale collocazione, impedendo - di fatto - quel minimo di controllo che una conservazione in ambienti protetti può valere ad impedirne il progressivo degrado e rinforzando il rischio, altrettanto deleterio, che con il passare del tempo il reperto venga ricondotto all'anonimato e all'incomprensione, ritrasformandolo così da testimonianza narratrice di storia a muto blocco di pietra.