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La bellezza di questo lungo tratto di Jonio è un enigma. Un senso di immensità tra i monti e il mare dove gli occhi si perdono in una luce sorprendente. Raccontare queste terre è come aprire un antico papiro e scorgervi i segni di fantastiche storie. C'è bellezza di giorno e di notte, bellezza del sole e dell'alba. E quella del tramonto. A quell'ora il cielo sullo Jonio si tinge di una miriade di colori. Il colore di mezzogiorno, in estate, è indescrivibile, violento di afa. Ora di silenzio e di riflessione, ora in cui si sentono le voci lontane degli antenati. Ora di luce, di musica della luce, insieme alle sue ombre E poi c'è la notte, con i suoi morsi teneri di caldo. E poi il mattino, il regalo di quella notte nera e lunare, traforata da stelle lucenti, che brillano sempre, eterne. Non è un caso che l'inquietudine si stempera quando si viene o si torna qui, e la dolcezza, l'incontro umano, diventano naturali e qualcosa di irreale si muove nel fondo dell'aria: il silenzio delle rovine e le voci dei vivi e dei morti, e quelle dei miti, vagando nel tempo, quando queste terre erano terre greche, piene di marmi, di templi, di dei.