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"Mi perseguitano le supplici, mi ossessionano, mi incantano, mi toccano il cuore. Il Trittico si apre in forma di teatro-poesia con "Le Sspplici di Istanbul", conosciute come le madri del sabato, madri e mogli curde che scendono ogni sabato in piazza per chiedere notizie della scomparsa dei loro cari. Seguono "Le supplici di Riace", dedicato a Mimmo Lucano e simboleggiato dal Re Pelasgo, liberamente tratto da "Le supplici" di Eschilo, immaginando che le figlie di Danao, perseguitate dai figli di Egitto, che le vogliono come spose e schiave, arrivino sulle coste dello Jonio e vengano accolte con benevolenza dal Re Pelasgo. Un esperimento con il mio dialetto calabrese, con testo a fronte, per avvicinarci di più al luogo dell'azione scenica. Si chiude con "Le supplici di Lampedusa", in versione rinnovata, liberamente ispirato a "Le supplici" di Euripide, immaginando che le donne, madri e mogli eritree, giungano a Lampedusa per chiedere i corpi dei loro cari morti durante il terribile naufragio dell'ottobre 2013. Al centro vi è il mare, quello di Turchia, di Calabria o di Sicilia, il Mediterraneo divoratore".