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Poco più di 150 pezzi epistolari, provenienti dagli archivi novecenteschi di Firenze e di Roma, pubblicati per la prima volta grazie all'attenta trascrizione di Alberto Baldi, consentono non solo di ricostruire la storia di un'amicizia nata intorno alle pagine dei giornali e consolidatasi nel tempo fino a coinvolgere le compagne dei due interlocutori (Gianna Manzini, Lina Baraldi e Luisa Babini), ma di seguire la presenza di Giuseppe Dessi su uno dei quotidiani più letti nella capitale. La corrispondenza editoriale (precocemente avviata da un Falqui animatore di cultura) si trasforma ben presto -tramite picchi di frequenza: dal '48 al '58 - nella consulenza di un lettore solidale a cui va il merito di avere fatto proseguire, nonostante i dissensi politici per la linea conservatrice del "Tempo", una collaborazione che avrebbe nutrito alcune delle più significative raccolte di racconti dello scrittore. Chiudono il libro trentotto testi narrativi di Dessì dispersi sulla "terza pagina", mai prima d'ora recuperati in volume.