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L'intento di questo saggio non è come potrebbe sembrare dal titolo quello di redigere una fenomenologia degli stati di coscienza, ma soltanto la determinazione di due di essi, la presunzione e la modestia, che offrono il filo per una ricerca che ha altri intenti. Il loro ambito abbraccia innanzitutto la storia della filosofia. Questa però, per l'epoca in cui si situa l'oggetto in esame, deve venir considerata in stretto rapporto con la storia della cultura. È la scienza che Vico chiamava "storia delle idee" o "storia della mente", e noi epistemologia storica. Per quest'aspetto, lo studio muove dalla convinzione che l'indispensabile opera di revisione della tradizione, riguardo ai primi sofisti e Socrate, avviata da Hegel, vada continuata e ampliata ben al di là del punto in cui egli si è arrestato. Il binomio appare inscindibile, se alla rivalutazione della Sofistica, e in particolare del suo iniziatore Protagora, sembra dover corrispondere una parallela demitizzazione del personaggio di Socrate, quale l'abbiamo ricevuto dalla tradizione.