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Il mio lavoro mi metteva in contatto con il dolore, la paura, l'ansia, la morte. Quando il mare si faceva minaccioso e tutti frettolosamente rientravano in porto, io uscivo per aiutare gli uomini e le imbarcazioni in difficoltà. Bisognava essere lucidi, valutare rapidamente, avere coraggio ma non essere temerari. Un compito rischioso e impegnativo ma fonte di grandi soddisfazioni. Ero felice quando riuscivo a strappare a morte sicura delle vite umane; dai bambini agli uomini politici, dai pescatori agli industriali. Provavo emozioni forti e avevo bisogno di metabolizzarle. Ho deciso di lasciarmi guidare da una grande passione e trasformare tutto questo in immagini. La fotografia è stata la mia ancora, il mio porto sicuro. Per anni ho descritto il mare e i suoi infiniti cambiamenti, poi ho iniziato a raccontare altre storie.