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Giovanni D'Avenia ha un meritato lavoro da ricchi. Dipendente dalla sua stessa routine, odia l'inutilità dell'arte e della creatività, quasi tutte le parole che finiscono per consonante come iris, e il rumore - è la manifestazione vocale e volgare del concetto astratto di caos. Giovanni ha un problema, si chiama alienazione da immaginazione, ovvero almeno una volta al mese crede che ciò che si manifesta nella sua mente sia la realtà, quando invece è appunto, solo nella sua mente. È in un vecchio magazzino dove comincia il suo sogno/incubo. Da quando il signor Boscaiolo gli mostra una palla di vetro, tipo quelle di Natale, Giovanni ne rimane così turbato e affascinato allo stesso tempo, che prima infrange la sua routine, poi ruba la palla, che è magica: concede dei poteri a chi ha già il dono dell'immaginazione. Da qui inizia un viaggio, immaginario (o no?) alla ricerca della felicità.