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"La bacchetta magica di Sergio Castradori, che dà luce, colore e sapore alle storielle, è ogni volta una coloritissima espressione idiomatica. Del resto, la vena narrativa dell'autore si è sviluppata a latere di un interesse originariamente lessicografico, che lo ha spinto a compilare, anni or sono, un vocabolario chiaravallese-italiano. I primi racconti, attinti dallo scrigno di una vivacissima memoria, sono nati allo scopo di illustrare il contesto e calare in situazione certi pregnanti termini dialettali o modi di dire curiosi; almeno all'inizio, dunque, quasi al di fuori di consapevoli intenzioni letterarie. Ma la grazia della rievocazione, la naturale leggerezza della pennellata, l'elegante familiarità dello stile, la simpatia umana per i protagonisti delle varie storielle, l'abile gioco dei richiami a distanza di luoghi, personaggi ed eventi, che lega in una struttura sottilmente unitaria i diversi segmenti narrativi, e un tal quale sorriso bonario, che stende una patina di marchigiana, sapienziale, ironia su tutto quel mondo, hanno avuto il sopravvento, facendo di ogni quadretto, senza nulla togliere al suo valore testimoniale, un piccolo gioiello" (Giuseppe Langella).