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C'è nella poesia di Giada Devuno una dizione sussurrata, che rifugge da ogni tipo di canto ore rotundo, perché la magia dell'esistenza va ricercata nella "cura e la pazienza" con cui la natura fa girare gli astri e con cui dirige le opere e i giorni delle stagioni. Della quotidianità, quella sostanziata di incontri, di affetti, di ricordi, di viaggi, la poetessa sembra possedere impresso il ritmo sommesso con cui i colori, i gesti, i profumi, i desideri, le sofferenze si depositano nell'animo, attraverso una delicatezza di percezione che impreziosisce l'attimo. La gentilezza, tradotta in musica, si trasforma in grazia, anche quando la vita sembra rivelare il volto più triste, perché, "perle migranti", "non siamo rondini, / ma fenici dentro al Sole" (Giulio Greco)