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In questo romanzo viene narrata la vicenda realmente vissuta dal viareggino Eugenio del Magro, qui rappresentato come Eugenio Del Sarto. La storia parallela, invece, riferita al transcaucasico Fiodor Levskilyj è scaturita dalla penna dell'autore, sebbene ogni riferimento storico e geografico corrispondano alla verità. Il lavoro di Francesco Belluomini non lascia indifferente il lettore che conosce la triste storia del XX secolo, il secolo erede di una modernità contraddistinta dalla fede cieca nella ragione e nel progresso. La storia dei protagonisti, che hanno sperimentato le atrocità dei "gulag" sovietici, si pone come paradigma di una esperienza cui nessuna vicenda medioevale può essere paragonata. "Quali sono i 'secoli bui'?" ci si può domandare dopo la riflessione suscitata da questo romanzo-documento. "A che punto di barbarie può condurre un'ideologia incapace di confrontarsi con i più elementari diritti umani?". La lettura del testo, pertanto, si presenta anche come invito a quel senso di apertura intellettuale che permette al presente di far tesoro del passato perché simili "orrori", sempre in agguato nei momenti di ottenebramento razionale, non si ripetano più.