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"'Ciao, sono Hiro'sono le prime parole pronunciate da Hirohiko Shoda quando ci siamo conosciuti, negli studi del Gambero Rosso Channel. Un attimo prima che ci stupisse con le sue ricette senza cottura. Niente fuochi ma sapienti marinature, il rispetto sacrale di ogni ingrediente, fusioni fredde di sapori, una tecnica che lambisce la ritualità, finitura dei piatti come fossero quadri o piccole sculture e la piacevole sorpresa scaturita dall'assaggio. Conoscere Hiro e lavorare con lui è stato un piacere umano e professionale. Ed è stato divertente girare le serie tv. Abbiamo giocato con il suo slang giappitaliano. Correggere errori di pronuncia come "scibolare", "mera", "yogurto" è apparso insensato, perché a noi faceva così ridere. E una "o" in più non elimina i fermenti lattici. Ci è piaciuto scherzare con i disegni di Hiro che progetta il piatto, ed eccolo come Picasso che dipinge sul vetro; solo che qui sono più scarabocchi, appunti visivi. E perché non tenere i pupazzetti portafortuna qua e là sul set o lasciargli indossare le colorate, divertenti t-shirt di uso quotidiano? In fondo, anche questo è Hiro, lo studente di cucina di Osaka, che ha macinato esperienza nel suo paese e che poi, in Italia, ha affinato ulteriormente. L'ho trovato serio e sempre sorridente, sensibilissimo, umile come i saggi, curioso come un bimbo. Concreto, affilato come un 'giappo'ma anche sognatore dichiarato di un mondo gentile in cui la cucina abbatte i muri che gli uomini erigono."