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C'è talento da vendere nelle storie del primo Nate Powell. C'è la vena romantico-nostalgica del Craig Thompson di Blankets e le descrizioni della suburbia americana di certi racconti di Stephen King, pieni di ragazzini e di mostri venuti dall'inconscio; ci sono gli angoli bui in cui si è incastrata la nostra adolescenza, i pezzi di noi stessi che abbiamo abbandonato lungo la strada e che anni dopo tornano a chiedere il loro tributo; la rabbia repressa, le corse in macchina di notte, e quella voglia di andarsene che ti stacca l'anima a morsi, giorno dopo giorno.