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Perché un mondo nasca bisogna che ne muoia un altro, solo le cose eterne sono eterne: è l'assioma che sottintende a questo romanzo travolgente in cui si accavallano per tre generazioni le vicende di un'unica famiglia originaria di un paesino della Corsica. Ognuno di noi durante la propria vita crea un mondo fatto di legami, di progetti e di sogni che si cancella con la propria morte. E così Marcel, nato poco dopo la Prima guerra mondiale, passa attraverso la malattia infantile, l'emigrazione sul continente, la Seconda guerra mondiale, il matrimonio, l'esperienza nell'Africa coloniale francese e la vecchiaia componendo un mondo che si esaurisce con lui, non diversamente da quello che accade a Matthieu, il nipote, che due generazioni dopo rivoluziona la vita del paesino corso aprendo un movimentato bar che richiama gente da tutta la regione e dove si svolgono vicende al limite del surreale in un crescendo catartico che porterà, ancora una volta, allo spegnersi del mondo da lui creato. Bisogna credere nei mondi che creiamo? Bisogna illudersi che siano eterni? O seguire l'ammonimento di Agostino, vescovo di Ippona, che risponde allo sgomento dei fedeli per la caduta di Roma a opera dei visigoti dichiarando la vanità delle cose terrene?