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Ottantatré sono gli anni vissuti da Giustino Astori, nato nel 1927 da un'umile famiglia di Montepulciano e morto nel 2009. E ottantatré sono i capitoli di questo libro, uno per ogni anno che passa, ottantaquattro, contando il capitolo zero in cui il protagonista viene concepito. In questi ottantatré anni Giustino vive un'esistenza piena ed è sempre alla ricerca del senso di questa sua esistenza. Ma gli eventi straordinari che affronta il protagonista sono, molto ordinariamente, la perdita di una persona cara; l'amore; la paternità; la crisi matrimoniale; la necessità della solitudine; la malattia improvvisa e il senso di precarietà della vita; l'invecchiamento (e il dramma dell'"essere che non invecchia intrappolato in un corpo che invecchia"); un inaspettato, intenso, bellissimo innamoramento a sessant'anni, che porta nuova linfa e nuova gioia di vivere, prima che cali il sipario; e infine la morte. La storia di Giustino e della sua famiglia è solo uno dei piani narrativi che Alberto Bracci Testasecca ci fa scorrere davanti agli occhi. Sullo sfondo ce n'è un altro, che scorre parallelamente al primo. Ed è la Storia. In geometria due piani sono paralleli se non hanno alcun punto in comune. Ma in questo caso i due piani narrativi della macrostoria, e della microstoria di Giustino, si incrociano e si sovrappongono di continuo, con una combinazione di sostanza e leggerezza.