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Proprio come il Giobbe biblico, anche Giò si trova nel nostro tempo a dover fronteggiare in prima persona un'inattesa piaga maligna, una fragilità mortale, un destino crudele e inesorabile. Con alcuni amici dibatte sulle imperscrutabili ragioni del destino e su altri temi filosofici come il morire e la morte, la vocazione e la verità. E come nel testo veterotestamentario, gli amici mettono Giò, il malato terminale, dinanzi alle responsabilità del proprio passato, al tempo in cui erano gli altri a subire in silenzio un destino avverso. Ritorna anche qui, infine, quella domanda, quel perché intrattenibile che né Giobbe né Giò seppero mai pronunciare a favore del dramma vissuto dagli altri.