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"La mia vita è quasi un romanzo in cui ci sono tre attori principali. Io (minore abbandonato). Madre (donna che partorisce e abbandona il figlio). Genitori adottivi (coppia alla ricerca di un bambino da amare). La trama può essere questa. Una donna partorisce in una struttura pubblica e autonomamente decide di non crescere il figlio e due genitori adottivi che, anche loro autonomamente, decidono di cercare un bambino da crescere e amare. In questo caso i due attori sono coscienti, responsabili e consapevoli di tutte le eventuali conseguenze del caso riguardo il passo che stanno per compiere. Il terzo attore, cioè il minore, subisce passivamente la volontà della madre che lo abbandona (non può essere che non voleva essere abbandonato?). Poi arrivano i genitori adottivi che cercano un bambino e scelgono proprio lui (non può essere che lui non voleva essere scelto?). Il minore, crescendo, vive una realtà distorta da mille domande e mille perché a cui nessuno vuole e può dare delle risposte concrete. Arrivato alla piena maturità egli si accorge che non ha nemmeno il diritto di poter comporre definitivamente quel famoso puzzle che forse potrà far svanire tutti quei fantasmi che lo hanno accompagnato per tutta la vita." (L'autore)