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Presentate per la prima volta in edizione critica, la Didonis reginae vita e la Penelopes castitas et perseverantia di Tristano Caracciolo rappresentano ben più di una semplice riscrittura giovanile delle omologhe biografie di Boccaccio (De mulieribus claris, XLII e XL). Nel tono marcatamente moraleggiante che le caratterizza, esse già si fondano sulla consapevole assunzione del dato biografico a pretesto didascalico-esemplare, anticipando quanto si confermerà poi concetto-cardine nelle opere mature dell'umanista napoletano e costituendo, al contempo, un inedito documento della ricezione dell'opera mitografica del Certaldese nella Napoli di Alfonso I d'Aragona.