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"La subordinazione giuridica di un sesso all'altro costituisce uno degli ostacoli principali al progresso umano e dovrebbe essere rimpiazzata da un principio di perfetta uguaglianza". Così parlava il deputato e filosofo inglese J. S. Mill, che ne "La servitù delle donne" indaga le motivazioni della subordinazione femminile, da lui in larga parte attribuita all'educazione: le donne, infatti, imparano fin dalla prima infanzia la sottomissione, prima ai padri, poi ai mariti, arrivando a interiorizzarla al punto, da ritenerla l'unico comportamento a loro adeguato. È fondamentale, sostiene Mill, che alle donne venga concessa la libertà di seguire le proprie inclinazioni. Solo quando potranno godere degli stessi diritti concessi all'uomo - dall'istruzione, all'esercizio delle professioni, alla partecipazione amministrativa e politica - il progresso dell'umanità potrà dirsi conclamato. A quasi un secolo e mezzo dalla sua pubblicazione, questo testo si rivela ancora tristemente attuale. L'asservimento delle donne non può ancora dirsi del tutto superato e, a dispetto delle leggi in loro favore, permane nei pregiudizi e nelle consuetudini.