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I trapezisti del circo volteggiano in modo perfetto, si staccano con eleganza dalla piattaforma, si librano in aria. Il loro è uno slancio mirato e preciso, indirizzato verso un altro slancio mirato e preciso, entrambi supportati da attrezzature mirate e precise, in un contesto organizzato in modo mirato e preciso. E poi la presa, il dondolio e il distacco, anch'essi mirati e precisi. Così dovrebbe essere la vita, piena di slanci ben studiati, approdi e nuovi slanci. Eppure, persa l'elasticità emotiva che ci permette di resistere ai sobbalzi, ai continui incontri e addii della vita, noi non siamo altro che trapezisti stanchi. Brognoli analizza la condizione tipica della sopravvivenza quotidiana, i sogni che continuiamo a inseguire anche se già tramontati, le nostre responsabilità, le nostre miserie, i nostri rimpianti. Dov'è la realtà e quella giusta dimensione di quel rifrangersi netto, di quel restare sempre bambini, di quel tentare recidivo? Dov'è che dovremmo essere e stare? È vero che ognuno ha un sentiero segnato da percorrere con velocità e soste prescelte? O siamo forse capitani coraggiosi di navi senza equipaggio, la cui rotta è uno svolgersi a volte improvvisamente perfetto, a volte perfettamente improvvisato?