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Un'offerta di lavoro a Barcellona, una fuga da Bruxelles, la nostalgica metamorfosi di Montmartre e la crisi vista da Atene sono alcuni degli scenari in cui si sviluppano gli ingrati e destabilizzanti episodi di Luca Pakarov. Racconto, diario, lettera, reportage, in alcuni vere e proprie guide di viaggio, sono le narrazioni che si alternano, sempre però con uno stile sardonico e indisponente. Il filo che lega insieme le voci dei vari personaggi è un implacabile cinismo che permette di far affiorare i contrasti fra la moderna idea di città funzionale o di viaggio "fotografa e fuggi" e la dimensione umana del viaggiatore tradizionale, quella cioè che opera le maggiori peripezie dal sofà di casa, nelle continue esplorazioni dentro se stessi. Cosi le grandi città d'Europa vengono attraversate dagli occhi disillusi e irriverenti dei protagonisti, per lo più disadattati, solitari, sopraffatti dai loro vizi e dalle loro manie, che affrontano le avventure e le disavventure della vita con uno spirito passivo e coatto, quasi a sottolineare l'inutilità dell'affaticarsi in un mondo perennemente in bilico.